venerdì 24 dicembre 2010

martedì 14 dicembre 2010

Il mercantile alla fine affonda in porto

Ammazza che sfiga: resistere al mare in tempesta per giorni e poi, arrivati in salvo in porto, affondare.

Tutto l'articolo qui

venerdì 3 dicembre 2010

Mare mosso? un pochino!

Oggi su Facebook un mio amico ha pubblicato questo video bellissimo.

Ammazza che mare! Complimenti al Comandante!

http://www.youtube.com/watch?v=eLIzp3WLpQE

giovedì 25 novembre 2010

Il mare della Sardegna

Ho appena visto su Youtube questo video molto bello realizzato dalla provincia di Cagliari per promuovere il turismo nautico.

Mamma mia che immagini, bellissimo.

Della serie: Facciamoci del male visto che se guardo fuori dalla finestra vedo il cemento di Milano!


A Natale, regala un delfino!

Anche quest’anno il Centro Ricerca Cetacei propone delle originali idee regalo natalizie finalizzate a sostenere l’attività di monitoraggio, le strumentazioni e i mezzi nautici adibiti alla ricerca.

A Natale, contribuire alla protezione dei delfini è molto semplice, basta regalare un’adozione

L’iniziativa consiste in un’adozione simbolica di un delfino appartenente alla popolazione che stanno studiando i ricercatori. Il delfino adottato è una sorta di rappresentante dell’intera popolazione di delfini del mediterraneo da tutelare.
Materialmente ogni genitore adottivo riceve a casa un kit di Natale, contenente: la felpa del Centro Ricerca Cetacei, la t-shirt, un cappellino o shopping bag, il libro Delfini e balene d’Italia, una foto grande del delfino adottato, il certificato di adozione e la scheda identificativa dell’esemplare e un adesivo del Centro, bigliettino natalizio.

Il contributo è di 80 Euro che andranno a finanziare i progetti di tutela. Per maggiori informazioni, http://www.centroricercacetacei.org/

giovedì 11 novembre 2010

Vita e tesori sotto i mari

Leggendo il magazine online Voce Arancio, ho trovato un articolo molto interessante su come il mare sia uin effetti una vera e propria "ricchezza", ma in tutti i sensi.
Ve lo riporto di seguito.
La Terra è chiamata “pianeta blu” perché il 71% della sua superficie è ricoperto d’acqua. Si calcola che la quantità totale di acqua raggiunga il volume di 13,6 miliardi di chilometri cubi, di cui il 97,2% è costituito dagli oceani e il 2,15 dalle calotte polari.
Dagli oceani si ricavano ricchezze che possono essere valutate intorno ai 21 miliardi di dollari all’anno, contro i 15 della terraferma. La cifra, che include lo sfruttamento industriale delle risorse e anche il valore turistico degli oceani, potrebbe presto raddoppiare con l’aumentare delle conoscenze sugli abissi.
La Giornata mondiale degli oceani si celebra (dal 1992) l’8 giugno.
Il mare è una risorsa in gran parte inesplorata: un litro d’acqua marina può contenere 20mila specie diverse di batteri, di cui la maggior parte sconosciute. Sui rilievi sottomarini che si elevano anche più di mille metri dai fondali, lungo le dorsali oceaniche e nelle fosse più profonde si cela un mondo abitato da organismi che hanno saputo adattarsi ad ambienti inospitali. Per esempio i molluschi “mangiametano” che vivono a ridosso di geyser sottomarini, i gamberi giganti che si ritenevano estinti da 50 milioni di anni, gli squali che vivono a 4mila metri di profondità nel buio totale e gli organismi unicellulari più grandi di una mano.
Il progetto “Census of Marine Life”, durato dal 2000 al 2010, aveva lo scopo di contare tutte le specie viventi che popolano mari e oceani terrestri. Ha coinvolto 2.700 scienziati provenienti da 80 paesi: in dieci anni sono state elencate 230mila specie, di cui 1.200 erano sconosciute. Sono stati scoperti soprattutto crostacei (il 19% delle specie censite), seguiti da molluschi (17%) e pesci (12%), mentre alghe e protozoi rappresentano ciascuno il 10% della biodiversità marina. Gli esperti affermano che il censimento comprende solo il 70% delle specie esistenti.
Gli oceani sempre più spesso vengono scandagliati alla ricerca di risorse minerarie. Ci sono infatti depositi di metalli importanti come manganese e cobalto che, con l’esaurirsi delle miniere continentali (e il prezzo di mercato in vertiginosa risalita), iniziano ad attrarre parecchio interesse. Ci sono poi i depositi di gas, come il metano (in forma liquida a oltre 800 metri di profondità), le cui riserve potrebbero coprire il fabbisogno dell’umanità per i prossimi 100 anni. Infine c’è la frontiera del “bioprospecting”: l’esplorazione dei fondali oceanici alla ricerca di nuovi composti chimici, geni, proteine e microorganismi a fini commerciali.
Scoperta dell’Integrated Ocean Drilling Program, progetto di trivellazione dei sedimenti abissali: in fondo agli oceani, sopra la crosta terrestre, c’è una specie di “tappeto” spesso più di un chilometro, che brulica di vita microbica. Da solo rappresenta quasi il 90% della massa globale degli organismi viventi.
Il mare sta diventando sempre di più una rilevante risorsa per le ricerche mediche e farmacologiche. Un esempio è costituito dalla PharmaMar, azienda spagnola fondata nel 1986 (controllata dal gruppo Zeltia). Specializzata in composti e ritrovati di origine marina, ha messo a punto un farmaco antitumorale (Yondelis), in commercio dal 2007. Questo medicinale è a base di trabectedina, isolata da un essere vivente che si chiama Ecteinascidia turbinata e vive nelle acque dei Caraibi. Paolo Casali, dell’Istituto Tumori di Milano: «Nella fase di vita mobile, quando va a cercare la roccia su cui fissarsi e formare le tipiche colonie, l’Ecteinascidia produce una sostanza tossica per proteggersi durante il suo percorso. È quella sostanza ora, ricavata per sintesi chimica, alla base dell’attività antitumorale» (a Panorama).
Altri quattro composti di PharmaMar sono in fase di sviluppo clinico con la prospettiva di essere autorizzati entro 18 mesi per diversi campi di cura.
La PharmaMar possiede 95.000 campioni di organismi marini. Gli scienziati dell’azienda hanno trovato 700 nuovi principi attivi. Dal 1986 la PharmaMar ha investito più di 450 milioni di euro in ricerca sviluppo e innovazione.
Per esplorare i fondali, i ricercatori della PharmaMar utilizzano un piccolo robot che riduce al minimo l’impatto sull’ambiente: guidato dalla superficie, individua le aree dove è indispensabile l’intervento umano per prelevare i campioni.
Altri ricercatori stanno osservando le specie marine per creare nuovi materiali. Per esempio, all’Università di Stanford Joanna Aizenberg sta studiando l’Ophiocoma wendtii, una stella marina che, pur non avendo occhi, è molto sensibile alla luce. È rivestita di lenti di cristallo che concentrano tantissimo la poca luce che arriva in profondità, dove la stella marina vive, e la focalizzano sui recettori nervosi. Ispirandosi a questo sistema, si pensa di poter mettere a punto delle nuove lenti per la visione umana.
Un innovativo antigelo, più potente di qualsiasi prodotto sintetizzato dall’uomo, potrebbe invece arrivare dallo studio del merluzzo nero antartico: questo pesce non congela e riesce a vivere e muoversi in acque che raggiungono temperature di -1,8°C (il punto di congelamento del sangue dei pesci e di -0,9°C). Ciò accade, è stato scoperto, grazie a particolari proteine che impediscono all’acqua intorno al corpo del pesce di cristallizzarsi in ghiaccio.
Entro il 2050 il 50% dell’energia prodotta dall’Unione europea potrebbe arrivare dallo sfruttamento delle risorse del mare. Lo hanno annunciato gli esperti riuniti a Ostenda, in Belgio, per la conferenza Eurocean 2010.
I sistemi eolici si collocano bene in mare aperto, sia per il minor impatto ambientale-paesaggistico sia per la maggiore continuità del vento. I generatori off-shore attualmente in funzione in Europa sono costituiti da grandi torri con pale. Ogni aerogeneratore può sviluppare una potenza di 5 MW. In Olanda, Svezia e Danimarca sono operative cinque centrali off-shore e, secondo alcune stime, nei prossimi anni questo tipo di impianti nei mari europei potrebbero fornire oltre il 20% del fabbisogno elettrico dei paesi costieri. Esiste, inoltre, il progetto italiano off-shore denominato “Seafarm”, che consiste nella realizzazione di una piattaforma galleggiante sommersa, da posizionare a circa 20 metri sotto il livello del mare Mediterraneo, che verrà ancorata a una serie di zavorre adagiate sul fondale per mezzo di cavi in acciaio. Saranno realizzate in mare aperto, lontano dalla costa, in modo da eliminare l’impatto visivo da terra. Questa struttura permetterà sia la produzione di energia elettrica, sfruttando i venti, sia l’allevamento di pesci e crostacei.
Le centrali a energia mareomotrice sfruttano le maree per muovere pesi o turbine e generare così corrente elettrica. Un esempio di centrali di questo tipo è in Francia, a Saint-Malo, sulla foce del fiume Rance. La portata raggiunge 18.000 metri cubi di acqua al secondo e la produzione annua della centrale copre il 3% del fabbisogno elettrico della Bretagna.
Tra i sistemi per ottenere energia dal mare, c’è anche quello a gradiente salino (od osmotico) basato sulla differenza di salinità alla foce dei fiumi, tra l’acqua marina e quella proveniente dall’estuario: il principio è quello di sfruttare il flusso spontaneo dell’acqua da una soluzione a concentrazione minore (acqua dolce) verso una più concentrata (acqua salata). Si sta installando la prima centrale di questo tipo a Tofte, una cittadina costiera vicino a Oslo (Norvegia), e avrà dimensioni relativamente piccole: in un’area grande come un campo da tennis verranno installati 2 mila metri quadri di pannelli che genereranno circa 4 kilowatt. Sfruttando l’esperienza di Tofte entro il 2015 l’azienda spera di riuscire a costruire una centrale più grande, in grado di produrre almeno 25 megawatt (il fabbisogno di circa 15mila famiglie).
Il progetto Blue Energy: una centrale a gradiente salino sulla foce del Reno nel Mare del Nord, a sud di Rotterdam, che sarà in grado di produrre un gigawatt di elettricità, sufficiente per alimentare 650 mila abitazioni. Un sistema del genere può essere applicato alla foce dei fiumi di tutto il mondo, senza causare danni all’ambiente.
Allo studio anche l’energia talassotermica (Otec - Ocean Thermal Energy Conversion), che sfrutta le differenze di temperature tra la superficie marina e le profondità oceaniche. Ancora in fase di sperimentazione, la ricerca sembra essere più promettente nei mari caraibici, dove le differenze di temperatura sono molto alte. Questa differenza (che può essere anche di 20°C) alimenta un ciclo che produce energia elettrica. Per il momento è possibile produrre, ogni secondo, 1 KW di energia elettrica con 4 metri cubi di acqua. Secondo gli esperti, con questo sistema in un giorno si potrebbe estrarre dai mari un’elettricità 20 volte superiore a tutta l’elettricità consumata negli Stati Uniti.
Poi ci sono i tentativi di ottenere energia dalle onde. Per esempio la Spagna sta lanciando il progetto Ocean Leader, che raggruppa 25 università e 19 imprese. Budget iniziale: 30 milioni di euro. L’intento è sviluppare impianti simili a mulini subacquei, che catturano l’energia delle correnti marine.
Per il momento la difficoltà maggiore nello sfruttamento del moto ondoso sta nella scarsa resistenza delle varie installazioni (turbine, pale ecc.) alla forza del mare. Potrebbe risolvere questo problema l’esperimento del matematico italiano Michele Grassi, che ha fondato la 40SouthEnergy. Invece di pale ed eliche, si è pensato di utilizzare un sistema di galleggianti collegato a motori elettromagnetici (link per vedere il progetto). Spiega Grassi: «Abbiamo raggiunto la scala produttiva con l’installazione, al largo delle coste italiane, del primo impianto da 100 kW che rappresenta un modulo dei cinque che si possono collegare a raggiera comandandolo in remoto e governandolo a seconda dell’andamento del moto ondoso». L’impianto non necessita di aree marine protette perché, proprio grazie al meccanismo dei galleggianti, è in grado di abbassarsi al passaggio di eventuali navi o quando il moto ondoso di superficie diventa troppo violento.
Stima di quanta energia si potrebbe ottenere dal mare: 2.000 TWh/anno dal gradiente salino; 10.000 TWh/anno dal gradiente termico; 800 TWh/anno dalle maree; 8.000 – 80.000 TWh/anno dalle onde. Questo potenziale teorico è svariate volte piu grande del fabbisogno elettrico globale (equivalente a 4.000–18.000 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti).
Dal mare, inoltre, potrebbero arrivare i combustibili del futuro. Sono molti gli impianti che stanno lavorando per estrarre carburante, idrogeno ed enzimi dalle alghe. Exxon Mobil e la Synthetic Genomics di Craig Venter hanno investito insieme 600 milioni di dollari (460 milioni di euro) per fare ricerche sulle alghe. Anche la Nasa sta compiendo ricerche nelle alghe per produrre biocarburanti per l’aviazione, e Bill Gates ha finanziato con 100 milioni di dollari la Sapphire Energy per un impianto pilota nel deserto del New Mexico. Secondo Matthew C. Posewitz, assistente di chimica alla Colorado School of Mines, attualmente sono in corso «oltre cento ricerche di ingegneria genetica per ottimizzare la produzione di biodiesel dalle alghe».
Il 40% dell’ossigeno che respiriamo proviene dalle alghe.
Il primo impianto di produzione di biocarburante dalle alghe è in Francia. Nell’azienda, impiantata dal gruppo Séché Environment a Le Vigeant, nella parte centro occidentale del Paese, le alghe vengono coltivate in particolari bacini d’acqua all’interno dei quali vengono messe ad assorbire l’anidride carbonica emanata da rifiuti domestici. Tale processo porta alla formazione di un liquido che viene poi trasformato in biocarburante. Per il momento con 100 chili di alghe si producono poco più di 15 litri di biocombustibile, ma il progetto è solo all’inizio.
Dall’inizio del 1800 le risorse ittiche degli oceani si sono ridotte del 70%.
Il Wwf rivela che poco meno dell’1% delle acque oceaniche è protetto, mentre il restante 99% è a rischio. I pescatori illegali strappano al mare un bottino pari a 1,2 miliardi di dollari ogni anno.
In tutto il mondo ci sono 35 milioni di pescatori con 20 milioni di imbarcazioni. Circa 170 milioni di posti di lavoro dipendono direttamente o indirettamente da questo settore, mentre la rete economica collegata alla pesca raggiunge le 520 milioni di persone (dati Green Economy Report).
Tutto l'articolo lo potete trovare qui

martedì 26 ottobre 2010

Vincenzo Florio

Curiosando su internet, ho trovato questa bella immagine di un quadro ad olio che ritrae il piroscafo Vincenzo Florio, il primo piroscafo italiano costruito per la rotta verso New York (1880).

domenica 24 ottobre 2010

Isola di Montecristo

L'isola di Montecristo è un'isoletta dell'arcipelago toscano che mi affascina moltissimo. E' chiusa al pubblico se non con gite o permessi speciali. C'è un approdo dove vi abita il custode e c'è un presidio della forestale. La letteratura ha fomentato il mito con il famoso Conte.

Tanti anni fa, il mio amico Luciano di Orbetello c'è stato e me ne ha parlato molto bene. Vegetazione simile a Giannutri con i classici profumi di mirto e di macchia mediterranea.

A settembre, andando in Sardegna, ci sono passato molto vicino e, anche questa volta, pur essendo ad un tiro di schioppo dall'isola, non sono riuscito ad andarci.

Prima o poi ci andremo!

Un sottomarino cieco!

L'altro giorno al TG ho sentito una notizia che mi ha fatto sorridere. Gli inglesi, famosi nella storia per essere dei "navigatori" con flotte immense che andarono alla conquista di terre e tesori, hanno oggi ben poco di cui sorridere.

Uno dei loro più innovativi e tecnologici sottomarini si è incagliato in vista delle coste scozzesi ed è rimasto "fermo" tutto un giorno intero, fino a quando l'alta marea non l'ha aiutato.

Vi dico solo che è il primo di una nuova classe di sottomarini a propulsione nucleare costato solamente 4 mld di sterline.


Non sono un esperto di pilotaggio di sottomarini.....la mia patente nautica non me lo consente, ma alla guida chi c'era.........Topo Gigio oppure Mr Magoo?



mercoledì 20 ottobre 2010

Giornata per la protezione dei delfini

Ric O’Barry meglio conosciuto come il “papà di Flipper” perché è stato il famoso addestratore del delfino Flipper, protagonista di una serie televisiva di successo andata degli anni ’60, si è dedicato in questi ultimi decenni alla difesa dei simpatici cetacei ed ha di recente realizzato un documentario intitolato The Cove.Grazie a questo filmato, premiato con l’Oscar nella categoria documentari, il mondo intero ha conosciuto il fatto increscioso che si verifica in una nascosta baia del Giappone. Stiamo parlando di una cruenta uccisione di delfini, una vera e propria “mattanza” che si verifica nel periodo di migrazione di questi animali marini. A quanto pare, oltre alla carne di balena, i giapponesi sono ghiotti anche di carne di delfino che servono persino nelle mense scolastiche. Pensate che il governo autorizza ogni anno l’uccisione di più di 20000 delfini. Per cacciare i delfini i pescatori provocano forti rumori che disorientano gli animali e si infilano nelle strette insenature della costa dove rimangono intrappolati e dove poi vengono uccisi con un falcetto tingendo il mare di rosso.Contro questa “mattanza” il 14 ottobre si è svolta una giornata mondiale di protesta coordinata dal network di Ric O’Barry e in Italia gli attivisti dell’Enpa Ente nazionale protezione animali, hanno manifestato davanti all’ambasciata giapponese con il volto sporco di sangue.
Articolo tratto da >

martedì 19 ottobre 2010

Pesci a 7.000 mt di profondità

Stamattina ho letto un'ANSA che dice che anche a 7000 mt di profondità si possono trovare pesci e crostacei. Lo ha svelato una spedizione guidata dall'universita' di Aberdeen, che e' riuscita a fotografare un gran numero di pesci lumaca e crostacei. I ricercatori hanno condotto l'esplorazione a largo delle coste del Peru', scandagliando il fondo con dei robot sottomarini muniti di telecamere e macchine fotografiche.

Come diceva il saggio...la domanda nasce spontanea: "Ma perchè non ci dovrebbero essere?"

mercoledì 13 ottobre 2010

Il Mare

Ciao a tutti,
vicino il mio ufficio c'è una farmacia dove ogni giorno espongono una frase diversa.

L'altro giorno sono passato e c'era scritto:

"Il mare non cambia mai ed il suo operare, per quanto ne parlino gli uomini, è avvolto nel mistero!"

Stamattina l'ho cercata su Internet e ho scoperta che è tratta da "Cuore di Tenebra" di Joseph Conrad.

mercoledì 1 settembre 2010

Giro dell'Arcipelago toscano, sì ma a nuoto!

Ho letto questa notizia e la trovo bizzarra.

Una sfida al mare e alla resistenza umana: per la prima volta un nuotatore provera' a compiere il giro delle isole dell' arcipelago toscano. A tentare l'impresa sara' Alessandro Bossini, 31 anni, che nuotera' da Giannutri a Gorgona, passando per Giglio,Montecristo, Pianosa, Elba e Capraia. Sono 220 km da compiere in sei giorni. A rendere ancora piu' difficile la prova e' l'intenzione di realizzare le singole traversate senza pause, contatti con barche o supporti galleggianti.

Mi chiedo, va bene la prova fisica, agonistica, da guinness....quello che vi pare, ma non è meglio farlo su una barca a vela che ti godi il mare, il sole e il vento?

martedì 31 agosto 2010

Una Megattera che balla al Twiga

È comparsa all’improvviso a largo della costa di Marina di Pietrasanta. Ha danzato davanti a decine di bagnanti increduli. Ha saltato roteando su se stessa e ripiombando in acqua con soffi e spruzzi. Una megattera di circa 12 metri, forse la stessa già avvistata nel Golfo di Trieste circa otto mesi fa, ha lasciato a bocca aperta la Versilia. I primi turisti che l’hanno avvistata, intorno alle 17 di venerdì scorso, a circa un miglio di fronte al bagno Twiga, hanno pensato a un’orca. La pancia bianca. E poi quelle evoluzioni. Qualcosa di grosso lo era di sicuro.
La Capitaneria di Porto di Viareggio è arrivata sul posto poco dopo e ha scattato le foto seguenti.



mercoledì 25 agosto 2010

Un delfino particolare

Un'industria di imbarcazioni ha lanciato sul mercato una sorta di delfino tecnologico capace di "nuotare" a cinquanta miglia all'ora in superficie e venticinque sott'acqua.
Anche l'uomo può provare l'ebbrezza dei salti tipici del cetaceo o di una nuotata nelle profondità dell'oceano, solo e al riparo in un abitacolo ben isolato.


mercoledì 4 agosto 2010

Fine della Marea Nera

Finalmente la British Petrolium annuncia: "Abbiamo tappato il pozzo".

Ebbene si, sembrerebbe che la BP sia riuscita, dopo Nmila tentativi, a tappare il pozzo. L’operazione «static kill», finalizzata a ’tappare’ il pozzo di petrolio che ha originato la marea nera nel Golfo del Messico, ha raggiunto «l’obiettivo perseguito».
La falla petrolifera che ha causato il disastro ambientale nel nel Golfo del Messico è stata quindi tappata con l'ineizione di cemento e fango che doveva spingere il petrolio nel bacino sottostante, un deposito situato 4mila metri sotto la superficie marina.
Un'operazione che non era mai avvenuta a tali profondità.

In un precedente post ve ne avevo parlato, ma se volete vedere con i vostri occhi tutte le telecamenre sottomarine, cliccate qui

PS: dopo tutto il casino che è successo, dopo tutte le critiche per il NON intervento, l'AD Tony Hayward lascierà l'incarico ad Ottobre. Al suo posto l'americano Bob Dudley.

martedì 3 agosto 2010

230 mila sono le specie che vivono nel Mare

Quanti pesci ci sono nel mare?
A questa e ad altre domande sul mare e sulla sua vita cerca di dare una risposta il Census of Marine Life (Coml), un censimento durato dieci anni che ha riguardato 25 aree marine diverse sparse per il mondo, dall'Antartide alle acque temperate dei Tropici, passando per il Mediterraneo fino ad arrivare all'Australia.
I ricercatori di tutto il mondo sono arrivati alla conclusione che sono 230mila le diverse specie distribuite nelle 25 aree studiate, di cui solo un decimo sono state catalogate. I risultati definitivi della ricerca verranno presentati il 4 ottobre in una grande conferenza a Londra, ma intanto il Coml ha reso noti i primi dati emersi da questo ingente lavoro. Le aree più ricche di biodiversità sono risultate essere il Giappone e l'Australia, entrambe con circa 33mila specie, seguite dalla Cina (22mila) e dal Mediterraneo, in cui fra crostacei, pesci e alghe vivono 17mila specie animali. Al quinto posto, tra le 25 aree censite, c'è il golfo del Messico, martoriato dalla marea nera, in cui vivono 15mila specie.
I crostacei sono il gruppo con la maggiore popolazione: granchi, aragoste, gamberi, ma anche molti altri meno conosciuti, rappresentano praticamente un quinto dell'intera fauna sottomarina (il 19%). A seguire si trovano i molluschi (17 %) e i pesci (12 %). Alle alghe, alle piante e agli organismi unicellulari spetta rispettivamente il dieci per cento.
Il nostro mare mediterraneo contiene 17 mila specie, ma è considerato il più minacciato dall'inquinamento, dall'eccessivo prelievo ittico e persino dalle bombe sganciate nell'Adriatico ai tempi della guerra del Kosovo. A queste si è aggiunto un nuovo pericolo: le specie invasive che tendono a rimpiazzare quelle autoctone. Infatti nelle acque del bacino del Mediterraneo è possibile reperire 600 specie “aliene”, la maggior parte delle quali proveniente dal Mar Rosso attraverso il Canale di Suez.

Tutto l'articolo, qui

lunedì 2 agosto 2010

Atlantide? Era la Sardegna!

Curiosando su Facebook, ho visto che un mio amico sul suo blog aveva pubblicato una notizia analoga a quella che vi sto per raccontare, ovvero Atlandide=Sardegna. La cosa mi ha incuriosito e non poco a dire il vero; allora sono andato su google per approfondire il tema, di cui ammetto che non ne sapevo nulla, e ho trovato una miriade di articoli. Cerco di illustrare la teoria.

Sono secoli che studiosi, filosofi, scienziati e letterati tentano inutilmente di ricollocare il mitico continente di Atlantide nella geografia interpretando ora Platone ora tutte le leggende mediterranee e sono secoli che ogni tentativo viene frustrato da mancanza di prove concrete.
Sembra che oggi si sia sul punto di arrivare a uno stravolgimento delle convinzioni tradizionali e che una nuova luce possa essere gettata sulla madre di tutti i miti e sulla nostra stessa genesi come popolo italico.
Di volta in volta l'isola di Santorini, le isole britanniche, le Azzorre e le Canarie (e recentemente anche l'arcipelago nipponico o le coste turche) sono stati i luoghi maggiormente indiziati come gli ultimi retaggi del continente perduto narrato da Platone nel Crizia e nel Timeo.

"Protetta da mura circolari di metallo e dotata di grande disponibilità di beni naturali, beneficiata da raccolti tre volte all'anno e da minerali preziosi del sottosuolo, Atlantide era una terra promessa situata al di là delle Colonne d'Ercole".

Già, ma dov'erano quelle mitiche colonne 2000 anni fa? Oggi tutti le collocano a Gibilterra, ma le analisi dei testi precedenti la nuova geografia di Eratostene dimostrano che c'era molta confusione su dove piazzare i limiti del mondo quando la geografia non la facevano ancora i greci, ma i fenici e i cartaginesi, eredi di quegli antichi popoli del mare di cui si erano perdute le tracce dopo un avvenimento catastrofico.

La geologia dei fondali del Mediterraneo a questo proposito parla tanto chiaro che anche un non geologo, ma giornalista e archeologo come Sergio Frau (commentatore di Repubblica e novello scrittore di Le colonne d'Ercole) ha potuto notare che c'è una sola zona che poteva fungere da confine del mondo conosciuto prima che i commerci si spingessero più a Occidente, la sola che possedesse quei fondali insidiosi, e soprattutto limacciosi e costellati di secche, che gli antichi indicavano come Colonne d'Ercole, ovvero il Canale di Sicilia.


Lo stretto di Gibilterra ha fondali profondi più di 300 metri e non c'è mai stato fango laggiù, come potevano sbagliarsi i tanti che avevano chiaramente descritto il canale di mare fra Sicilia e Tunisia?
E se le Colonne d'Ercole erano davvero a largo della Sicilia quando Platone scriveva, perché Atlantide avrebbe dovuto essere alle Canarie o, tantomeno, a Santorini? I geologi avevano già escluso da tempo l'isola cicladica per via delle prove paleomagnetiche: i manufatti in terracotta dell'antica Thira (Akrothiri) si comportano come argille naturali in cui i granuli magnetici normalmente presenti si riorientano parallelamente al campo magnetico terrestre se riscaldati al di sopra di una certa temperatura (come quella dei forni in cui venivano cotti o di incendi). Confrontando quei dati con quelli provenienti dell'eruzione spaventosa di Santorini (XVI secolo prima di Cristo) si è escluso che la distruzione della civiltà minoica potesse essere contemporanea ai maremoti conseguenti a quella catastrofe, dunque, che Atlantide potesse coincidere con la Creta dei palazzi di Cnosso.Ma al di là di quelle Colonne ora ricollocate c'è un'isola che ha un clima straordinario (capace di dare più raccolti in un anno), che è ricchissima di metalli e che è stata abitata per lungo tempo da un popolo che costruiva torri (i nuraghes dei Tirreni) e che forse è fortemente imparentato con gli Etruschi e con i Fenici e i Cartaginesi.
Un'isola che poteva costituire un forziere naturale molto più vicino della lontana Spagna cui, chissà perché, dovevano preferire arrivare i naviganti del Libano e della Libya. Un'isola da tenere tanto segreta da farla quasi sparire dalle rotte, una specie di riserva naturale da oscurare nella notte del mito, un'idea di terra promessa che avrebbe potuto chiamarsi Atlantide.

Quell'isola si chiama Sardegna e numerosi riscontri archeologici mostrano come sia stata repentinamente abbandonata attorno al 1178-1175. I nuraghes della costa sarda meridionale e occidentale, quelli a quote basse, sono tutti distrutti, capitozzati, con le grandi pietre gettate a terra, mentre quelli contemporanei della Sardegna settentrionale sono ancora oggi in piedi: sono possibili terremoti o maremoti in un'isola da sempre ritenuta tranquilla da un punto di vista tettonico? La geologia potrebbe tentare di dare una risposta decisiva attraverso sondaggi opportunamente collocati nella valle del Campidano, vicini ai nuraghes ricoperti da una melma fangosa che ha tutta l'aria di essere un residuo di un'inodazione, o, addirittura, di un maremoto.
In tutto il mondo le rocce di maremoto permettono di riconoscere le catastrofi del passato: l'ipotesi dell'asteroide che avrebbe causato la scomparsa dei dinosauri riposa in parte su prove come queste. Ma se tutto trovasse ulteriori conferme molte idee andrebbero cambiate: la storia e l'archeologia dell'intero Mediterraneo rischiano di essere stravolte in una nuova visione del mondo antico la cui origine sarebbe più vicina di quanto pensassimo.

Come dicevo all'inizio, cercando su Google si trovano parecchi post, articoli e interventi sul tema. non ne sapevo nulla, ma in realtà sono anni che se ne parla. Anche su YouTube ci sono video delle varie puntate di trasmissioni (es Voyager) dedicate all'argomento. Questo mio post è preso dal seguente articolo (clicca qui)

Chiuso per ferie

Finalmente, dopo tanti giorni di duro lavoro, ce ne andiamo in vacanza.
Tra poco questa nave mi porterà dritto in Sardegna.

Non vedo l'ora perchè ho proprio voglia di andarmene al Mare...se esistesse il teletrasporto, sarei già a mollo.

See you soon!

venerdì 30 luglio 2010

Una ragazza salva la spiaggia dei sogni

Ciao a tutti, stamattina su corriere.it ho letto un articolo molto bello.
Non entro nel merito della faccenda, ma proprio queste cose sono lo "spirito" di Sapore di Mare.

Adi Lustig, vent’anni, di origine sudafricana, ha salvato dagli speculatori la spiaggia di Palmahim, una delle ultime oasi intatte sulla costa israeliana. Adi vive nel kibbutz costruito nel 1949 sulla baia ed è riuscita a convincere il governo a bloccare il progetto per un villaggio turistico, ville e palazzi a pochi metri dal mare. La battaglia ambientalista è durata due anni e mezzo: per far conoscere la protesta la ragazza si è piazzata in una tenda davanti al cantiere.

mercoledì 28 luglio 2010

Massacro nelle Isole Faroe

Accade nella civile Europa e più di preciso nelle Isole Faroe, in mezzo all’Oceano atlantico tra l’Islanda e la Norvegia.
Un massacro indescrivibile di delfini calderon, una specie molto socievole che avvicina l'uomo per sola curisiosità e docilità, che hanno la sola colpa di fidarsi troppo degli esseri umani.

Le motivazioni ufficiali che spingono questo popolo a compiere queste mattanze le possiamo leggere dal sito delle Isole Faroe: l’uccisione di questi cetacei è una tradizione molto antica che risale a 1200 anni fa ed è legata alla sussistenza: per ottenere cibo (considerato un alimento essenziale per la loro dieta), pelle per realizzare corde, grasso per ricavare olio come combustibile, stomaci come galleggianti e così via.
Ora, sempre dallo stesso sito si legge che l’economia è retta da una fiorente industria della pesca, che produce prodotti ittici di alta qualità per l’esportazione, si allevano le pecore che forniscono fino al 60% di tutti i prodotti a base di carne, si cacciano gli uccelli marini, si allevano i bovini da latte che soddisfano tutte le esigenze interne di latte, così come la coltivazione delle patate.
Insomma da quel che si legge non si comprende, come mai ci sia questo bisogno di caccia per sussistenza delle balene pilota. Questa motivazione, che poteva essere valida secoli fa, sicuramente oggi appare alquanto anacronistica, considerando che i faeroesi godono oggi di elevati standard di vita e che occorre molta fantasia per immaginare che per illuminare le loro case usino le lampade alimentate con olio di balena.

Lascio a voi trarre le conclusioni.





martedì 27 luglio 2010

Nuovo avvistamento della Foca Monaca

Alle Isole Egadi dopo cinquant’anni, è tornata a farsi vedere la foca monaca; le prime segnalazioni risalgono a marzo 2010.Sulle isole non si parla d’altro. I pescatori più anziani affermano che si tratta di due grandi esemplari. Raccontano che, ritornando al mattino molto presto a Marettimo, lasciate le reti di posta fuori dallo Scoglio del Cammello, i due eleganti mammiferi marini vanno a rubare ricciole e saraghi.



E’ sempre molto bello sentire questi racconti; un po’ di tempo fa vi avevo raccontato dell’avvistamento delle foca monaca all’Isola del Giglio.

Speriamo che ce ne siano sempre di più.

Ciao
Filo

PS: per tutto l’articolo, clicca qui

domenica 18 luglio 2010

Champagne più antico nel mondo? Trovato in fondo al mare

Nel Mar Baltico, una squadra di sommozzatori sta effettuando ricerche nel mar Baltico al largo delle isole Åland quando il 6 luglio scopre un relitto di una nave sconosciuta: sui resti non ci sono indicazioni per risalire al nome dell'imbarcazione. La visibilità sul fondo a 55 metri di profondità è bassissima: «Meno di un metro, non si vedeva niente. Allora ho trovato una bottiglia e l'ho portata in superficie, sperando che ci potesse dare un'indicazione», ha raccontato Christian Ekström, a capo della squadra di subacquei. «Sul tappo c'era il simbolo di un'ancora e, dopo alcune ricerche, la Moët & Chandon ci ha detto che un tempo la Veuve Clicquot usava questo simbolo per i suoi prodotti ed era l'unica marca di Champagne a utilizzarlo. Allora abbiamo chiamato un'enologa per vedere se era ancora bevibile. Non solo lo era, ma la conservazione perfetta (assenza di luce, temperature basse e costanti sul fondo del mare) gli ha permesso di mantenere tutte le sue caratteristiche». I sub: «Ne abbiamo bevuta una: fantastica!». Forse era un dono di Luigi XVI allo zar Pietro il Grande.

Articolo tratto da corriere.it, lo potete trovare qui

domenica 11 luglio 2010

Tentata "evasione" in Giappone

Ha provato a scappare dall'Okinawa Churaumi Aquarium, in Giappone, durante lo show al quale partecipava ormai da sei anni: davanti allo stupore di pubblico e istruttori il delfino Kuru ha superato il bordo della piscina nella quale si esibiva per poi cadere sul pavimento. Solo qualche escoriazione per il cetaceo ma molte polemiche sulle ragioni della sua fuga. Secondo Hideshi Teruya, responsabile dei delfini nel parco acquatico, Kuru sarebbe finito fuori dalla piscina per un salto accidentale ma alcuni esperti americani, che hanno analizzato il video realizzato da uno spettatore, affermano che il suo era un tentativo di fuggire dalla disperazione della cattività.

Articolo e foto, qui.


sabato 26 giugno 2010

La Grecia all'ultima spiaggia: isole in vendita

Secondo la stampa britannica, la Grecia per fare cassa ha messo in vendita alcune delle sue seimila isole

Tra gli acquirenti sembrerebbero esserci magnati russi e cinesi, tra i quali Abramovich, proprietario del Chelsea.

Secondo SKY TG 24, un'area di Mykonos sarebbe già oggetto di trattative, mentre si parla di 15 milioni di euro per Nafsika, isola vicino Itaca.

Chiusa spiaggia in Florida

Anche in Florida si vedono le prime conseguenze della Mare Nera.
E' Ansa di stamattina che le autorità hanno chiuso un pezzo della famosa "Pensacola Beach"

Mah.

giovedì 24 giugno 2010

Non c'è accordo sulla caccia alle balene

La Commissione baleniera internazionale (Iwc), riunita ad Agadir, in Marocco, non è riuscita a trovare un compromesso tra i sostenitori e i contrari alla caccia alla balena.

“La proposta che era sul tavolo è morta”, ha annunciato il commissario tedesco Gert Lindemann. Le delegazioni dei 74 paesi presenti (su 88) avevano cominciato i lavori e avevano tempo fino al 25 giugno per trovare un accordo per tornare a legalizzare la caccia alla balena, praticata – nonostante la moratoria imposta nel 1986 sulla caccia commerciale – da Norvegia, Islanda e Giappone, che la definiscono “caccia scientifica”.



Articolo tratto da Internazionale.

sabato 19 giugno 2010

I Caraibi a casa nostra

Ovviamente anche oggi, così come per 300 giorni all'anno, a Milano sta piovendo e stavo riflettendo sul fatto che l'estate sembra proprio che non voglia arrivare (almeno qui).

Leggendo i vari giornali ho letto un articolo molto bello e interessante che parla di sole e mare. La gente spende un sacco di soldi per andarsene all'estero quando ci sono dei posti in Italia veramente spettacolari.

Il corriere ha pubblicato un articolo "Sardegna del Sud: i Caraibi dietro casa" che vi consiglio di leggere; parla della costa sud ovest della Sardegna, di Sant'Antioco e Porto Pino, dove la macchia mediterranea nasconde spiagge caraibiche......
Eccone un assaggio:


Tra l'altro in vari post in passato vi avevo raccontato di queste bellezze!

Non c'è nulla da fare....la nostra estate va passata nel mediterraneo!

Zitti, zitti....sta uscendo il sole!

Un bel semaforo in mezzo al Mare

Stamattina ho letto una notizia molto bella ma alquanto bizzarra.

Un branco di delfini stava attraversando lo stretto di Messina in un momento in cui il traffico era molto intenso. Per questo motivo, i delfini sono stati scortati da una motovedetta della Guardia costiera di Reggio Calabria. Grazie all'imbarcazione, il passaggio del branco dal mare Jonio al Tirreno, si è svolto senza incidenti e nessun delfino è stato ferito dalle molte navi che transitavano nella zona.

La nuova innovazione in mare sarà l'introduzione di semafori che regoleranno il flusso delle imbarcazioni...un pò come avviene fuori dalle scuole.
Articolo tratto da messaggero.it

mercoledì 16 giugno 2010

Lotta contro la pesca abusiva a Giannutri

E’ stata fatta un'operazione di bonifica dei fondali dell'Isola di Giannutri da tramagli abusivi.
Un primo tramaglio lungo 200 metri è stato localizzato e quindi recuperato nella zona dei Grottoni, una delle più affascinanti di tutta l'isola. Un secondo tramaglio lungo 100 metri è stato individuato in prossimità di Capel Rosso alla profondità di 50 metri, un terzo spezzone sempre a 50 metri di profondità a Cala Brigantina e un quarto tramaglio a 30 metri di profondità nei pressi di punta San Francesco.
Tutte zone che sono state scandagliate dagli uomini della polizia e del corpo forestale, che con i loro mezzi hanno prima individuato e poi rimosso i tramagli che giacevano sul fondale dell'isola.

Da rimuovere, c'erano anche gli spezzoni di palamiti stesi come una ragnatela erano stati sistemati infatti sulle pareti della zona "1" dell'isola presso Punta San Francesco e presso Cala dello Scoglio.

Il 3 giugno invece è stato recuperato il tramaglio dei Grottoni. La rete è stata rimossa dalla parete, imbracata e sollevata dal fondo per mezzo di un pallone da sollevamento.

lunedì 14 giugno 2010

Marea Nera: un sub racconta.

Un sub che è sceso da quelle parti, ha raccontato del Disastro che ha trovato sott'acqua.

Il sub racconta su Herald Tribune che dopo cinque secondi di immersione già non riusciva a vedere più nulla, per lo strato oleoso formatosi sulla maschera. E che dopo cinque minuti non desiderava altro che riemergere, per la paura di intossicarsi: nessun altro collega aveva voluto accompagnarlo. Ci sono voluti 30 minuti di pulizia con detergente sgrassante per togliersi di dosso lo strato di nera colla oleosa.
Per i primi dieci metri non esiste vita. E nei successivi, è come una soluzione chimica. I pennacchi si trovano a venti metri, a quaranta metri, e a una distanza di oltre 200 km dal punto di fuoriuscita.

La pagina facebook da dove è tratto l'articolo è qui
Di seguito invece c'è un sito norvegese che offre la visione di ciò che accade sott'acqua...un DISASTRO!

Nuovo Guinness!

Due sub si sono sposati nelle acque dell'Isola d'Elba, a cinque metri di profondità assieme a 270 invitati. Sono cosi' entrati nel Guinnes dei primati. Il precedente record mondiale di partecipanti subacquei con bombole e' stato stabilito da una coppia californiana con 208 persone. Tutto l'articolo è qui.

lunedì 7 giugno 2010

Se la Marea Nera fosse in Italia...

...cosa sarebbe successo se il disastro della British Petrolium fosse accaduto in Italia?

Di seguito un'immagine terrificante di quello che sarebbe accaduto se la perdita fosse stata a Cagliari.
Se volete vedere la vostra città, cliccate qui

Agghiacciante!

PS: ringrazio Gianmarco per la segnalazione.

domenica 30 maggio 2010

Il catalogo di Alpitour diventa 100% Diving

Alpitour, noto tour operator, ha pubblicato il proprio catalogo 100% Diving, evidenziando luoghi in cui l’immersione è il vero valore aggiunto della vacanza e il diving center è gestito da uno staff altamente professionale.
Il catalogo raccoglie 24 strutture, in Italia e nel mondo, che contengono una selezione dei migliori hotel di Alpitour World localizzati in siti diving di grande interesse.
Il criterio è stato quello di garantire il massimo livello in termini di standard di qualità, ai subacquei, ma anche alle famiglie che desiderano vivere un’esperienza di vacanza. In catalogo anche moltissime informazioni tecniche sulle immersioni, dettagli sulle attrezzature e sul materiale didattico.

Il catalogo lo potete trovare qui

sabato 29 maggio 2010

Un sottomarino visitabile

Da ieri al Porto di Genova è visitabile il sottomarino Nazario Sauro.
A differenza del Toti che ho visto al Museo della Scienza e della Tecnologia a Milano, il Sauro non è mai uscito dall'acqua.
Costruito da Fincantieri fu varato nel 1976 ed entrò in servizio solo nel 1980: ora, a trent'anni di distanza da quel momento, è visitabile, unico sottomarino-museo italiano in acqua, come parte integrante del percorso del Galata, il museo del mare.

Si indossano casco e cuffia con l'audioguida, che riconosce automaticamente in quale parte del battello ci si trova, si scende una ripida scala ed eccoci dentro.

La voce narrante non è l'unico rumore: si sentono i motori, i rumori del sonar, i telefoni e altre voci

martedì 25 maggio 2010

Alla scoperta del Titanic

Quasi quattromila metri sotto la superficie del mare, a largo dell'isola canadese di Terranova, ecco il relitto più famoso del mondo, affondato dopo la collisione con un iceberg nella notte fra il 14 e il 15 aprile 1912. Protagonista di film e canzoni, il Titanic si può oggi visitare. E non si tratta di una riproduzione, ma del relitto vero e proprio.
La canadese Great Canadian Adventure Company è tra le agenzie che offrono la possibilità di un'immersione in sommergibile fino al ponte della nave. Undici giorni di viaggio a bordo della nave da ricerca russa Akademik, che dall'isola di St. Pierre et Miguelon porta i visitatori sopra il punto dell'affondamento. E lì inizia l'avventura. Su piccoli sommergibili che accomodano solo 3 passeggeri alla volta si scende fino al relitto. Un'immersione di molte ore, navigando fra quel che resta dell'imponente nave ormai abitata solo da pesci, piante e animali marini, ma che conserva la poesia di una città fantasma. Unico neo, il prezzo: 54mila dollari (oltre 40mila euro), che comprendono però spostamenti, foto, video e, ovviamente le immersioni, con la guida degli stessi tecnici che hanno partecipato agli studi preparatori del celebre film di Cameron.

Di seguito il ponte del Titanic



Art. tratto da repubblica.it

Le 10 specie più strane del Mondo

Tra le 10 specie più strane del mondo c’è anche il pesce 'dracula' con dei canini inconfondibili.

Le specie vengono votate da una giuria di esperti coordinati dall'International Institute for Species Exploration.
La lista contiene piante e animali dai quattro angoli del mondo, dal Madagascar agli Usa. Si va dal 'verme bombardiere' (Swima bombiviridis) al pesce dracula (Danionella dracula), dal Nephila komaci, il più grande ragno tessitore del mondo ad una spugna carnivora, fino ad arrivare ad un altro pesce in grado di infliggere scariche elettriche.

Di seguito il Fanged Fish. Nome scientifico: Danionella dracula. Nome comune: Dracula minnow

lunedì 24 maggio 2010

Le meraviglie del Mare

"La lingua non è sufficiente a dire e la mano a scrivere tutte le meraviglie del mare".
Cristoforo Colombo, 1492

venerdì 21 maggio 2010

Nuove Aree Marine Protette

Sul sito del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare è apparsa la notizia dell'istituzione di 4 nuove Aree Marine denominate: “Secche della Meloria (G.U. n. 79 del 6 aprile 2010), “Torre del Cerrano” (G.U. n. 80 del 7 aprile 2010), “Costa degli Infreschi e della Masseta” (G.U. n. 81 dell’ 8 aprile 2010), “Santa Maria di Castellabate” (G.U. n. 82 del 9 aprile 2010).

Di seguito un riassunto delle prossime istituzioni:

Cosa fare dei pirati catturati?

I comandanti pirati dell’epoca d’oro della Filibusta, quelli che innalzavano il vessillo nero con il teschio e due tibie (e sue declinazioni: il Jolly Roger più temuto era quello rosso, perché segnalava che non sarebbero stati fatti prigionieri), gareggiavano in ferocia: erano consuete le percosse, la tortura, il massacro e l’omicidio a danno delle loro vittime.
L’Olonnaise, tanto per dire, strappava la lingua dei suoi prigionieri.

Ma anche i «buoni» - spagnoli, francesi, inglesi - non andavano tanto per il sottile: se non uccisi negli scontri, e non gettati o abbandonati in mare, i filibustieri venivano sottoposti a processi farsa che si risolvevano nell’inferno delle carceri galleggianti e/o nella forca.


Pochi giorni fa Aldar Akhmerov, il capitano della nave anti-sommergibile russa «Maresciallo Shaposhnikov», ha abbandonato su una zattera dieci predoni somali che si erano arresi dopo aver cercato di assaltare la petroliera «Università di Mosca».


Con scarsi viveri e senza strumenti di navigazione, non hanno più raggiunto la riva. «Non avevamo l’ordine di ucciderli, ma solo di liberare la petroliera. Ecco perché li abbiamo lasciati andare», si è giustificato l’ufficiale.
Articolo e foto da lastampa.it

giovedì 20 maggio 2010

Le 30 spiagge più belle del Mediterraneo

Ieri sera sfogliavo Panorama e ho letto un articolo molto interessante a pagina 261 sulle 30 spiagge più belle del mediterraneo. Si parte da alcune località in Romagna, dove ci sono gli ombrelloni che spruzzano acqua, altre hanno il sistema di pagamento con riconoscimento delle impronte digitali o con microchip prepagati, altre hanno il wifi anche sotto l’ombrellone.

Ci sono spiagge in Francia, Spagna, Grecia e Turchia; in Italia sono segnalate la spiaggia de Le Caldane, Isola del Giglio, Porto Pollo a Palau o Phi Beach a Baja Sardinia. Queste spiagge sono l’ideale per chi cerca divertimento, vip, tecnologia a portata di mano o feste in spiaggia.

Per chi preferisce essere “solo” in spiaggia anche ad Agosto, Panorama segnala Costa Verde a Medio Campidano (Sardegna), Cala Erbaju in Corsica oppure le Maldive del Salento in Puglia

martedì 18 maggio 2010

Un mare senza pesci.....

Tra 40 anni potrebbero non esserci più pesci negli oceani. È l’allarme lanciato dalle Nazioni Unite, secondo cui, "se le varie stime ricevute dal Palazzo di vetro si trasformeranno in realtà, in 40 anni ci troveremo senza pesci". A minacciare la fauna ittica sono l’intensificazione della pesca e il mancato rispetto dei periodi di riproduzione.
Per evitare il disastro bisogna eliminare i sussidi all’industria della pesca e garantire delle aree di tutela. Il crollo delle riserve ittiche - già al 70 per cento del potenziale - non è solo un problema ambientale: un miliardo di persone fa affidamento sul pesce per approvvigionarsi di proteine.

Nel mondo ci sono 35 milioni di pescatori su 20 milioni di barche e la pesca dà lavoro a 170 milioni di persone, in modo diretto o indiretto.

Articolo tratto da lastampa.it

sabato 15 maggio 2010

Tonno in trappola

Leggendo il blog "Vivi il Mare con noi", ho trovato un post molto interessante sul tonno in scatola.

Il tonno in scatola è molto venduto nel mondo; l'Italia è uno dei mercati più importanti e il secondo più grande produttore in Europa.
Greenpeace ha lanciato un'indagine sulla sostenibilità delle scatolette di tonno più vendute nel nostro paese. La classifica stilata mostra le imprese più sostenibili ed indirizza i consumatori ad acquisti più responsabili.

Il Tonno Nostromo, ad esempio, che negli spot televisivi trasmette un'immagine di genuinità con il pescatore con il classico cappotto blu di lana e la pipa in bocca, non se la passa molto bene.

Di seguito tutta la classifica:


Ciao

Filo



venerdì 14 maggio 2010

La marea nera miete le prime vittime

Vi riporto un'Ansa di stamattina.

Almeno sei delfini morti sono stati ritrovati in questi giorni sulle coste della Louisiana, del Mississippi e dell’Alabama. Secondo la Cbs online, a prima vista sulle carcasse dei mammiferi marini non c’erano tracce di greggio ma saranno le analisi, attualmente in corso, a stabilirlo con certezza. Sulle spiagge del Mississippi una cinquantina di tartarughe morte erano state trovate nei giorni scorsi, un numero anormalmente elevato. Ma secondo le analisi non ci sarebbe un nesso diretto con la marea nera provocata dallo scoppio della piattaforma della Bp Deepwater Horizon il 20 aprile, provocando la morte di 11 operai. (ANSA)

Mah!



giovedì 13 maggio 2010

Ritrovato un "mostro" degli abissi in Svezia

Ho appena letto la notizia su corriere.it del ritrovamento di un mostro degli abissi, una sorta di mix tra un serpente ed una lampuga che tanti anni fa ho pescato a traina facendo la traversata da Giannutri a Porto Ercole.
Il Pesce Remo trovato spiaggiato è lungo più di tre metri. Il «serpente di mare», conosciuto col nome scientifico di Regalecus glesne. Un pesce abissale che solitamente vive in acque tropicali, misterioso e poco noto, il pesceremo potrebbe aver alimentato nel passato il mito dei serpenti marini.

Nel fine settimana un escursionista ha trovato per caso il pesce, oramai morto, trascinato a riva dalla corrente sulla spiaggia del villaggio Bovallstrand, tra Göteborg e il confine norvegese. Eccone una foto tratta da Internet:

La balena grigia arriva in Israele

Ha percorso migliaia di chilometri dal nord del Pacifico o dal Nord Atlantico: una balena grigia fuori dall’Oceano Pacifico, che entra nel Mediterraneo, è cosa rarissima: l'Eschrichtius Robustus, più nota come balena grigia, compie infatti una migrazione completa di quasi 20 mila chilometri (da aprile a novembre migra verso l'Artico, poi, da dicembre ad aprile si sposta in Messico, dove si riproduce), ma la sua casa è il Pacifico.

La balena grigia segnalata al largo di Israele, se arriva dal Nord Atlantico, è una rarità assoluta. Spiega Aviad Scheinin, dell’«Israel Marine Mammal Research and Assistance Center»: «Si tratta di un esemplare adulto di dodici metri che pesa circa venti tonnellate: una splendida eccezione». Si suppone abbia raggiunto l’Atlantico attraverso il Passaggio a Nord-Ovest, il celebre corridoio di mare artico che collega il Pacifico e l’Atlantico, normalmente coperto di ghiacci. «Quell’animale - ha detto Sheinin - per via dello sciogliersi dei ghiacci dell'Artico è riuscito a entrare in un corridoio che dallo stretto di Bering l’ha condotto al passaggio».

L’ennesimo segnale dei cambiamenti climatici!

Articolo tratto da lastampa.it

martedì 11 maggio 2010

La Costa Verde: un paradiso in Sardegna

Cinquanta km di dune altissime e mare trasparente. Dove è più facile incontrare aironi e cervi che un ombrellone.



Davanti, il mare. Alle spalle, la sconfinata prateria di macchia mediterranea in cui si staglia la sagoma di Monte Arcuentu. In mezzo, le dune più alte d’Europa, fino a 50 metri, colline di sabbia dorata modellate dal maestrale, Patrimonio dell’Unesco. La Costa Verde, una cinquantina di chilometri dai colori africani tra Capo Pecora e Capo Frasca è un tratto di Mediterraneo spettacolare, scampato per ora all’ingordigia dei palazzinari che vorrebbero campi da golf, sfilate di villette e resort cinque stelle a ridosso delle spiagge dove nidificano le tartarughe marine Caretta caretta.
Dal 2002 Arbus è premiato con il riconoscimento “cinque vele” attribuito da Legambiente per l’eccellente qualità delle acque. Il bagliore bianco di Piscinas, la spiaggia lunga dieci chilometri, appare all’improvviso dietro a una curva, in fondo all’unica sterrata (7 km) che costeggia il villaggio abbandonato di Ingurtosu.
Piscinas non è l’unica attrazione della Costa Verde. Tutto il litorale è una sfilata di spiagge caraibiche, da raggiungere con un saliscendi tra entroterra e costa perché non esiste una litoranea che le collega tutte. La star è Scivu, a una quindicina di chilometri di tornanti da Fluminimaggiore: una lunga lingua di sabbia dorata, paradiso dei surfisti, circondata da alte rocce di arenaria coperte da macchia mediterranea e cespugli di cisto giallo e rosa.
Articolo su corriere.it e foto tratte da Dove.

lunedì 10 maggio 2010

Il Mare Custodisce

Come è vero che il mare custodisce e quando Lui lo decide restituisce.

Sulla Repubblica di oggi c'è un articolo interessante: una storia nella storia.

C'è un aereo, una guerra e un equipaggio di cui non si sa più nulla. Le ferite di vite che si incrociano sono quelle di una generazione, e tutto è sullo sfondo. Ma come nei grandi romanzi accade sempre qualcosa che spiazza, che sorprende.
Le sabbie del Galles l'avevano tenuto nascosto e in un certo senso custodito per oltre quarant'anni. Si tratta di un caccia statunitense della seconda Guerra mondiale precipitato nel 1942 durante un'esercitazione, un Lockeed P38 Lighting. Il velivolo, ribattezzato "la Signora di Harlech" - da un noto castello della zona - come tutte le signore che si rispettino ha fatto la sua apparizione con un elegante ritardo di 45 anni riemergendo su una spiaggia gallese. L'esatta posizione è stata tenuta segreta per proteggere la scoperta ma ora la "Signora" dovrebbe rivedere la luce perché il prossimo anno l'International group for Historic Aircraft Ricovery, con l'aiuto del British Museum dovrebbe recuperare il relitto per metterlo in mostra a Londra.

Ecco i ricercatori:


Articolo tratto da repubblica.it

venerdì 7 maggio 2010

Vuoi un'isola? Oggi puoi comprarla

Ecco un elenco di motivi per cui una persona decide di comprarsi un angolo di paradiso tutto per sè: te lo puoi permettere, vestirsi è un’optional, è un’ottima conversazione per una cena, il pragmatismo è per persone noiose, Dio non creerà più isole a breve, sei un pirata, il tuo cane non potrà più scappare, hai un coltellino svizzero e sai come usarlo, niente più Ikea il sabato, fare colazione con un Mai Thai, tanto i tuoi amici ti chiamano già eccentrico, fare diving fuori dalla porta di casa, scomparire, avere un posto dove tenere la collezione del National Geographic, fare un regalo a una persona che già ha tutto, dettare le regole, seppellire un tesoro…(da howtobuyaprivateisland.com).




Fartiad Vladi è il più grande broker di isole del mondo. La sua agenzia, la Vladi Private Islands, da trentacinque anni vende e affitta isole in tutto il mondo. Attraverso il sito della società, si può consultare il catalogo di oltre 12.000 isole, ognuna fornita di un file con mappe topografiche, carte marine, foto aeree e caratteristiche naturali dei luoghi. Ne esistono di tutti i prezzi: dai 56mila dollari (40mila euro) della Whispering Trees Island, nel lago di Wentworth in Nuova Scozia, ai 48,5 milioni di euro di Emerald Cay, nell’arcipelago di Turks & Caicos (Caraibi).

Anche in Italia, per esempio, una persona potrebbe comprare un'isola.

L'Isola di Budelli è in vendita per 4.5 milioni € oppure l'Isola di Serpentara che per la terza volta consecutiva, è andata deserta l’asta per la sua vendita. Nonostante i 600mila euro di base d’asta, i vincoli di non edificabilità la rendono poco appetibile sul mercato.

Meno male che sognare non costa nulla.


Tutto l'articolo, veramente divertente su: http://vocearancio.ingdirect.it/?p=36476

mercoledì 5 maggio 2010

Avvistamenti in Sardegna

Ciao a tutti,
stamattina su FB vedo che un mio amico pubblica una notizia con un video molto bello.

A marzo, in Sardegna, nel golfo di Orosei, sono stati avvistati balene e squali elefante.

Guardate che bello:


martedì 4 maggio 2010

The best job in the world

Ieri sera su SKY è andata in onda la prima puntata di un programma veramente bello: "The best job in the world".

Praticamente a Maggio dell'anno scorso un tipo inglese di nome Ben Southall risponde ad un annuncio e vince un corcorso per il quale viene assunto a fare il custode dell'isola di Hamilton, nel Queensland.

E' partito con la fidanzata canadese e, appena arrivati in australia vengono portati nella loro nuova casa.

Inutile dirvi che spettacolo!





Di seguito il link al sito con blog ufficiale

http://islandreefjob.com.au/


Che dire?
Oggi a Milano piove, per cui beato lui!