venerdì 24 dicembre 2010
martedì 14 dicembre 2010
Il mercantile alla fine affonda in porto
Tutto l'articolo qui
venerdì 3 dicembre 2010
Mare mosso? un pochino!
Ammazza che mare! Complimenti al Comandante!
http://www.youtube.com/watch?v=eLIzp3WLpQE
giovedì 25 novembre 2010
Il mare della Sardegna
Mamma mia che immagini, bellissimo.
Della serie: Facciamoci del male visto che se guardo fuori dalla finestra vedo il cemento di Milano!
A Natale, regala un delfino!
A Natale, contribuire alla protezione dei delfini è molto semplice, basta regalare un’adozione
Materialmente ogni genitore adottivo riceve a casa un kit di Natale, contenente: la felpa del Centro Ricerca Cetacei, la t-shirt, un cappellino o shopping bag, il libro Delfini e balene d’Italia, una foto grande del delfino adottato, il certificato di adozione e la scheda identificativa dell’esemplare e un adesivo del Centro, bigliettino natalizio.
Il contributo è di 80 Euro che andranno a finanziare i progetti di tutela. Per maggiori informazioni, http://www.centroricercacetacei.org/
giovedì 11 novembre 2010
Vita e tesori sotto i mari
Dagli oceani si ricavano ricchezze che possono essere valutate intorno ai 21 miliardi di dollari all’anno, contro i 15 della terraferma. La cifra, che include lo sfruttamento industriale delle risorse e anche il valore turistico degli oceani, potrebbe presto raddoppiare con l’aumentare delle conoscenze sugli abissi.
Il mare è una risorsa in gran parte inesplorata: un litro d’acqua marina può contenere 20mila specie diverse di batteri, di cui la maggior parte sconosciute. Sui rilievi sottomarini che si elevano anche più di mille metri dai fondali, lungo le dorsali oceaniche e nelle fosse più profonde si cela un mondo abitato da organismi che hanno saputo adattarsi ad ambienti inospitali. Per esempio i molluschi “mangiametano” che vivono a ridosso di geyser sottomarini, i gamberi giganti che si ritenevano estinti da 50 milioni di anni, gli squali che vivono a 4mila metri di profondità nel buio totale e gli organismi unicellulari più grandi di una mano.
Il progetto “Census of Marine Life”, durato dal 2000 al 2010, aveva lo scopo di contare tutte le specie viventi che popolano mari e oceani terrestri. Ha coinvolto 2.700 scienziati provenienti da 80 paesi: in dieci anni sono state elencate 230mila specie, di cui 1.200 erano sconosciute. Sono stati scoperti soprattutto crostacei (il 19% delle specie censite), seguiti da molluschi (17%) e pesci (12%), mentre alghe e protozoi rappresentano ciascuno il 10% della biodiversità marina. Gli esperti affermano che il censimento comprende solo il 70% delle specie esistenti.
Gli oceani sempre più spesso vengono scandagliati alla ricerca di risorse minerarie. Ci sono infatti depositi di metalli importanti come manganese e cobalto che, con l’esaurirsi delle miniere continentali (e il prezzo di mercato in vertiginosa risalita), iniziano ad attrarre parecchio interesse. Ci sono poi i depositi di gas, come il metano (in forma liquida a oltre 800 metri di profondità), le cui riserve potrebbero coprire il fabbisogno dell’umanità per i prossimi 100 anni. Infine c’è la frontiera del “bioprospecting”: l’esplorazione dei fondali oceanici alla ricerca di nuovi composti chimici, geni, proteine e microorganismi a fini commerciali.
Scoperta dell’Integrated Ocean Drilling Program, progetto di trivellazione dei sedimenti abissali: in fondo agli oceani, sopra la crosta terrestre, c’è una specie di “tappeto” spesso più di un chilometro, che brulica di vita microbica. Da solo rappresenta quasi il 90% della massa globale degli organismi viventi.
Il mare sta diventando sempre di più una rilevante risorsa per le ricerche mediche e farmacologiche. Un esempio è costituito dalla PharmaMar, azienda spagnola fondata nel 1986 (controllata dal gruppo Zeltia). Specializzata in composti e ritrovati di origine marina, ha messo a punto un farmaco antitumorale (Yondelis), in commercio dal 2007. Questo medicinale è a base di trabectedina, isolata da un essere vivente che si chiama Ecteinascidia turbinata e vive nelle acque dei Caraibi. Paolo Casali, dell’Istituto Tumori di Milano: «Nella fase di vita mobile, quando va a cercare la roccia su cui fissarsi e formare le tipiche colonie, l’Ecteinascidia produce una sostanza tossica per proteggersi durante il suo percorso. È quella sostanza ora, ricavata per sintesi chimica, alla base dell’attività antitumorale» (a Panorama).
Altri quattro composti di PharmaMar sono in fase di sviluppo clinico con la prospettiva di essere autorizzati entro 18 mesi per diversi campi di cura.
La PharmaMar possiede 95.000 campioni di organismi marini. Gli scienziati dell’azienda hanno trovato 700 nuovi principi attivi. Dal 1986 la PharmaMar ha investito più di 450 milioni di euro in ricerca sviluppo e innovazione.
Per esplorare i fondali, i ricercatori della PharmaMar utilizzano un piccolo robot che riduce al minimo l’impatto sull’ambiente: guidato dalla superficie, individua le aree dove è indispensabile l’intervento umano per prelevare i campioni.
Altri ricercatori stanno osservando le specie marine per creare nuovi materiali. Per esempio, all’Università di Stanford Joanna Aizenberg sta studiando l’Ophiocoma wendtii, una stella marina che, pur non avendo occhi, è molto sensibile alla luce. È rivestita di lenti di cristallo che concentrano tantissimo la poca luce che arriva in profondità, dove la stella marina vive, e la focalizzano sui recettori nervosi. Ispirandosi a questo sistema, si pensa di poter mettere a punto delle nuove lenti per la visione umana.
Un innovativo antigelo, più potente di qualsiasi prodotto sintetizzato dall’uomo, potrebbe invece arrivare dallo studio del merluzzo nero antartico: questo pesce non congela e riesce a vivere e muoversi in acque che raggiungono temperature di -1,8°C (il punto di congelamento del sangue dei pesci e di -0,9°C). Ciò accade, è stato scoperto, grazie a particolari proteine che impediscono all’acqua intorno al corpo del pesce di cristallizzarsi in ghiaccio.
Entro il 2050 il 50% dell’energia prodotta dall’Unione europea potrebbe arrivare dallo sfruttamento delle risorse del mare. Lo hanno annunciato gli esperti riuniti a Ostenda, in Belgio, per la conferenza Eurocean 2010.
I sistemi eolici si collocano bene in mare aperto, sia per il minor impatto ambientale-paesaggistico sia per la maggiore continuità del vento. I generatori off-shore attualmente in funzione in Europa sono costituiti da grandi torri con pale. Ogni aerogeneratore può sviluppare una potenza di 5 MW. In Olanda, Svezia e Danimarca sono operative cinque centrali off-shore e, secondo alcune stime, nei prossimi anni questo tipo di impianti nei mari europei potrebbero fornire oltre il 20% del fabbisogno elettrico dei paesi costieri. Esiste, inoltre, il progetto italiano off-shore denominato “Seafarm”, che consiste nella realizzazione di una piattaforma galleggiante sommersa, da posizionare a circa 20 metri sotto il livello del mare Mediterraneo, che verrà ancorata a una serie di zavorre adagiate sul fondale per mezzo di cavi in acciaio. Saranno realizzate in mare aperto, lontano dalla costa, in modo da eliminare l’impatto visivo da terra. Questa struttura permetterà sia la produzione di energia elettrica, sfruttando i venti, sia l’allevamento di pesci e crostacei.
Le centrali a energia mareomotrice sfruttano le maree per muovere pesi o turbine e generare così corrente elettrica. Un esempio di centrali di questo tipo è in Francia, a Saint-Malo, sulla foce del fiume Rance. La portata raggiunge 18.000 metri cubi di acqua al secondo e la produzione annua della centrale copre il 3% del fabbisogno elettrico della Bretagna.
Tra i sistemi per ottenere energia dal mare, c’è anche quello a gradiente salino (od osmotico) basato sulla differenza di salinità alla foce dei fiumi, tra l’acqua marina e quella proveniente dall’estuario: il principio è quello di sfruttare il flusso spontaneo dell’acqua da una soluzione a concentrazione minore (acqua dolce) verso una più concentrata (acqua salata). Si sta installando la prima centrale di questo tipo a Tofte, una cittadina costiera vicino a Oslo (Norvegia), e avrà dimensioni relativamente piccole: in un’area grande come un campo da tennis verranno installati 2 mila metri quadri di pannelli che genereranno circa 4 kilowatt. Sfruttando l’esperienza di Tofte entro il 2015 l’azienda spera di riuscire a costruire una centrale più grande, in grado di produrre almeno 25 megawatt (il fabbisogno di circa 15mila famiglie).
Il progetto Blue Energy: una centrale a gradiente salino sulla foce del Reno nel Mare del Nord, a sud di Rotterdam, che sarà in grado di produrre un gigawatt di elettricità, sufficiente per alimentare 650 mila abitazioni. Un sistema del genere può essere applicato alla foce dei fiumi di tutto il mondo, senza causare danni all’ambiente.
Allo studio anche l’energia talassotermica (Otec - Ocean Thermal Energy Conversion), che sfrutta le differenze di temperature tra la superficie marina e le profondità oceaniche. Ancora in fase di sperimentazione, la ricerca sembra essere più promettente nei mari caraibici, dove le differenze di temperatura sono molto alte. Questa differenza (che può essere anche di 20°C) alimenta un ciclo che produce energia elettrica. Per il momento è possibile produrre, ogni secondo, 1 KW di energia elettrica con 4 metri cubi di acqua. Secondo gli esperti, con questo sistema in un giorno si potrebbe estrarre dai mari un’elettricità 20 volte superiore a tutta l’elettricità consumata negli Stati Uniti.
Poi ci sono i tentativi di ottenere energia dalle onde. Per esempio la Spagna sta lanciando il progetto Ocean Leader, che raggruppa 25 università e 19 imprese. Budget iniziale: 30 milioni di euro. L’intento è sviluppare impianti simili a mulini subacquei, che catturano l’energia delle correnti marine.
Per il momento la difficoltà maggiore nello sfruttamento del moto ondoso sta nella scarsa resistenza delle varie installazioni (turbine, pale ecc.) alla forza del mare. Potrebbe risolvere questo problema l’esperimento del matematico italiano Michele Grassi, che ha fondato la 40SouthEnergy. Invece di pale ed eliche, si è pensato di utilizzare un sistema di galleggianti collegato a motori elettromagnetici (link per vedere il progetto). Spiega Grassi: «Abbiamo raggiunto la scala produttiva con l’installazione, al largo delle coste italiane, del primo impianto da 100 kW che rappresenta un modulo dei cinque che si possono collegare a raggiera comandandolo in remoto e governandolo a seconda dell’andamento del moto ondoso». L’impianto non necessita di aree marine protette perché, proprio grazie al meccanismo dei galleggianti, è in grado di abbassarsi al passaggio di eventuali navi o quando il moto ondoso di superficie diventa troppo violento.
Stima di quanta energia si potrebbe ottenere dal mare: 2.000 TWh/anno dal gradiente salino; 10.000 TWh/anno dal gradiente termico; 800 TWh/anno dalle maree; 8.000 – 80.000 TWh/anno dalle onde. Questo potenziale teorico è svariate volte piu grande del fabbisogno elettrico globale (equivalente a 4.000–18.000 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti).
Dal mare, inoltre, potrebbero arrivare i combustibili del futuro. Sono molti gli impianti che stanno lavorando per estrarre carburante, idrogeno ed enzimi dalle alghe. Exxon Mobil e la Synthetic Genomics di Craig Venter hanno investito insieme 600 milioni di dollari (460 milioni di euro) per fare ricerche sulle alghe. Anche la Nasa sta compiendo ricerche nelle alghe per produrre biocarburanti per l’aviazione, e Bill Gates ha finanziato con 100 milioni di dollari la Sapphire Energy per un impianto pilota nel deserto del New Mexico. Secondo Matthew C. Posewitz, assistente di chimica alla Colorado School of Mines, attualmente sono in corso «oltre cento ricerche di ingegneria genetica per ottimizzare la produzione di biodiesel dalle alghe».
Il 40% dell’ossigeno che respiriamo proviene dalle alghe.
Il primo impianto di produzione di biocarburante dalle alghe è in Francia. Nell’azienda, impiantata dal gruppo Séché Environment a Le Vigeant, nella parte centro occidentale del Paese, le alghe vengono coltivate in particolari bacini d’acqua all’interno dei quali vengono messe ad assorbire l’anidride carbonica emanata da rifiuti domestici. Tale processo porta alla formazione di un liquido che viene poi trasformato in biocarburante. Per il momento con 100 chili di alghe si producono poco più di 15 litri di biocombustibile, ma il progetto è solo all’inizio.
Dall’inizio del 1800 le risorse ittiche degli oceani si sono ridotte del 70%.
Il Wwf rivela che poco meno dell’1% delle acque oceaniche è protetto, mentre il restante 99% è a rischio. I pescatori illegali strappano al mare un bottino pari a 1,2 miliardi di dollari ogni anno.
In tutto il mondo ci sono 35 milioni di pescatori con 20 milioni di imbarcazioni. Circa 170 milioni di posti di lavoro dipendono direttamente o indirettamente da questo settore, mentre la rete economica collegata alla pesca raggiunge le 520 milioni di persone (dati Green Economy Report).
martedì 26 ottobre 2010
Vincenzo Florio
domenica 24 ottobre 2010
Isola di Montecristo
Un sottomarino cieco!
mercoledì 20 ottobre 2010
Giornata per la protezione dei delfini
martedì 19 ottobre 2010
Pesci a 7.000 mt di profondità
Come diceva il saggio...la domanda nasce spontanea: "Ma perchè non ci dovrebbero essere?"
mercoledì 13 ottobre 2010
Il Mare
vicino il mio ufficio c'è una farmacia dove ogni giorno espongono una frase diversa.
L'altro giorno sono passato e c'era scritto:
"Il mare non cambia mai ed il suo operare, per quanto ne parlino gli uomini, è avvolto nel mistero!"
Stamattina l'ho cercata su Internet e ho scoperta che è tratta da "Cuore di Tenebra" di Joseph Conrad.
mercoledì 1 settembre 2010
Giro dell'Arcipelago toscano, sì ma a nuoto!
Una sfida al mare e alla resistenza umana: per la prima volta un nuotatore provera' a compiere il giro delle isole dell' arcipelago toscano. A tentare l'impresa sara' Alessandro Bossini, 31 anni, che nuotera' da Giannutri a Gorgona, passando per Giglio,Montecristo, Pianosa, Elba e Capraia. Sono 220 km da compiere in sei giorni. A rendere ancora piu' difficile la prova e' l'intenzione di realizzare le singole traversate senza pause, contatti con barche o supporti galleggianti.
Mi chiedo, va bene la prova fisica, agonistica, da guinness....quello che vi pare, ma non è meglio farlo su una barca a vela che ti godi il mare, il sole e il vento?
martedì 31 agosto 2010
Una Megattera che balla al Twiga
mercoledì 25 agosto 2010
Un delfino particolare
mercoledì 4 agosto 2010
Fine della Marea Nera
Ebbene si, sembrerebbe che la BP sia riuscita, dopo Nmila tentativi, a tappare il pozzo. L’operazione «static kill», finalizzata a ’tappare’ il pozzo di petrolio che ha originato la marea nera nel Golfo del Messico, ha raggiunto «l’obiettivo perseguito».
La falla petrolifera che ha causato il disastro ambientale nel nel Golfo del Messico è stata quindi tappata con l'ineizione di cemento e fango che doveva spingere il petrolio nel bacino sottostante, un deposito situato 4mila metri sotto la superficie marina.
Un'operazione che non era mai avvenuta a tali profondità.
In un precedente post ve ne avevo parlato, ma se volete vedere con i vostri occhi tutte le telecamenre sottomarine, cliccate qui
PS: dopo tutto il casino che è successo, dopo tutte le critiche per il NON intervento, l'AD Tony Hayward lascierà l'incarico ad Ottobre. Al suo posto l'americano Bob Dudley.
martedì 3 agosto 2010
230 mila sono le specie che vivono nel Mare
I ricercatori di tutto il mondo sono arrivati alla conclusione che sono 230mila le diverse specie distribuite nelle 25 aree studiate, di cui solo un decimo sono state catalogate. I risultati definitivi della ricerca verranno presentati il 4 ottobre in una grande conferenza a Londra, ma intanto il Coml ha reso noti i primi dati emersi da questo ingente lavoro. Le aree più ricche di biodiversità sono risultate essere il Giappone e l'Australia, entrambe con circa 33mila specie, seguite dalla Cina (22mila) e dal Mediterraneo, in cui fra crostacei, pesci e alghe vivono 17mila specie animali. Al quinto posto, tra le 25 aree censite, c'è il golfo del Messico, martoriato dalla marea nera, in cui vivono 15mila specie.
Il nostro mare mediterraneo contiene 17 mila specie, ma è considerato il più minacciato dall'inquinamento, dall'eccessivo prelievo ittico e persino dalle bombe sganciate nell'Adriatico ai tempi della guerra del Kosovo. A queste si è aggiunto un nuovo pericolo: le specie invasive che tendono a rimpiazzare quelle autoctone. Infatti nelle acque del bacino del Mediterraneo è possibile reperire 600 specie “aliene”, la maggior parte delle quali proveniente dal Mar Rosso attraverso il Canale di Suez.
lunedì 2 agosto 2010
Atlantide? Era la Sardegna!
Sono secoli che studiosi, filosofi, scienziati e letterati tentano inutilmente di ricollocare il mitico continente di Atlantide nella geografia interpretando ora Platone ora tutte le leggende mediterranee e sono secoli che ogni tentativo viene frustrato da mancanza di prove concrete.
Sembra che oggi si sia sul punto di arrivare a uno stravolgimento delle convinzioni tradizionali e che una nuova luce possa essere gettata sulla madre di tutti i miti e sulla nostra stessa genesi come popolo italico.
Di volta in volta l'isola di Santorini, le isole britanniche, le Azzorre e le Canarie (e recentemente anche l'arcipelago nipponico o le coste turche) sono stati i luoghi maggiormente indiziati come gli ultimi retaggi del continente perduto narrato da Platone nel Crizia e nel Timeo.
La geologia dei fondali del Mediterraneo a questo proposito parla tanto chiaro che anche un non geologo, ma giornalista e archeologo come Sergio Frau (commentatore di Repubblica e novello scrittore di Le colonne d'Ercole) ha potuto notare che c'è una sola zona che poteva fungere da confine del mondo conosciuto prima che i commerci si spingessero più a Occidente, la sola che possedesse quei fondali insidiosi, e soprattutto limacciosi e costellati di secche, che gli antichi indicavano come Colonne d'Ercole, ovvero il Canale di Sicilia.
E se le Colonne d'Ercole erano davvero a largo della Sicilia quando Platone scriveva, perché Atlantide avrebbe dovuto essere alle Canarie o, tantomeno, a Santorini? I geologi avevano già escluso da tempo l'isola cicladica per via delle prove paleomagnetiche: i manufatti in terracotta dell'antica Thira (Akrothiri) si comportano come argille naturali in cui i granuli magnetici normalmente presenti si riorientano parallelamente al campo magnetico terrestre se riscaldati al di sopra di una certa temperatura (come quella dei forni in cui venivano cotti o di incendi). Confrontando quei dati con quelli provenienti dell'eruzione spaventosa di Santorini (XVI secolo prima di Cristo) si è escluso che la distruzione della civiltà minoica potesse essere contemporanea ai maremoti conseguenti a quella catastrofe, dunque, che Atlantide potesse coincidere con la Creta dei palazzi di Cnosso.Ma al di là di quelle Colonne ora ricollocate c'è un'isola che ha un clima straordinario (capace di dare più raccolti in un anno), che è ricchissima di metalli e che è stata abitata per lungo tempo da un popolo che costruiva torri (i nuraghes dei Tirreni) e che forse è fortemente imparentato con gli Etruschi e con i Fenici e i Cartaginesi.
Un'isola che poteva costituire un forziere naturale molto più vicino della lontana Spagna cui, chissà perché, dovevano preferire arrivare i naviganti del Libano e della Libya. Un'isola da tenere tanto segreta da farla quasi sparire dalle rotte, una specie di riserva naturale da oscurare nella notte del mito, un'idea di terra promessa che avrebbe potuto chiamarsi Atlantide.
Quell'isola si chiama Sardegna e numerosi riscontri archeologici mostrano come sia stata repentinamente abbandonata attorno al 1178-1175. I nuraghes della costa sarda meridionale e occidentale, quelli a quote basse, sono tutti distrutti, capitozzati, con le grandi pietre gettate a terra, mentre quelli contemporanei della Sardegna settentrionale sono ancora oggi in piedi: sono possibili terremoti o maremoti in un'isola da sempre ritenuta tranquilla da un punto di vista tettonico? La geologia potrebbe tentare di dare una risposta decisiva attraverso sondaggi opportunamente collocati nella valle del Campidano, vicini ai nuraghes ricoperti da una melma fangosa che ha tutta l'aria di essere un residuo di un'inodazione, o, addirittura, di un maremoto.
In tutto il mondo le rocce di maremoto permettono di riconoscere le catastrofi del passato: l'ipotesi dell'asteroide che avrebbe causato la scomparsa dei dinosauri riposa in parte su prove come queste. Ma se tutto trovasse ulteriori conferme molte idee andrebbero cambiate: la storia e l'archeologia dell'intero Mediterraneo rischiano di essere stravolte in una nuova visione del mondo antico la cui origine sarebbe più vicina di quanto pensassimo.
Chiuso per ferie
Tra poco questa nave mi porterà dritto in Sardegna.
Non vedo l'ora perchè ho proprio voglia di andarmene al Mare...se esistesse il teletrasporto, sarei già a mollo.
See you soon!
venerdì 30 luglio 2010
Una ragazza salva la spiaggia dei sogni
Non entro nel merito della faccenda, ma proprio queste cose sono lo "spirito" di Sapore di Mare.
Adi Lustig, vent’anni, di origine sudafricana, ha salvato dagli speculatori la spiaggia di Palmahim, una delle ultime oasi intatte sulla costa israeliana. Adi vive nel kibbutz costruito nel 1949 sulla baia ed è riuscita a convincere il governo a bloccare il progetto per un villaggio turistico, ville e palazzi a pochi metri dal mare. La battaglia ambientalista è durata due anni e mezzo: per far conoscere la protesta la ragazza si è piazzata in una tenda davanti al cantiere.
mercoledì 28 luglio 2010
Massacro nelle Isole Faroe
Un massacro indescrivibile di delfini calderon, una specie molto socievole che avvicina l'uomo per sola curisiosità e docilità, che hanno la sola colpa di fidarsi troppo degli esseri umani.
Le motivazioni ufficiali che spingono questo popolo a compiere queste mattanze le possiamo leggere dal sito delle Isole Faroe: l’uccisione di questi cetacei è una tradizione molto antica che risale a 1200 anni fa ed è legata alla sussistenza: per ottenere cibo (considerato un alimento essenziale per la loro dieta), pelle per realizzare corde, grasso per ricavare olio come combustibile, stomaci come galleggianti e così via.
Ora, sempre dallo stesso sito si legge che l’economia è retta da una fiorente industria della pesca, che produce prodotti ittici di alta qualità per l’esportazione, si allevano le pecore che forniscono fino al 60% di tutti i prodotti a base di carne, si cacciano gli uccelli marini, si allevano i bovini da latte che soddisfano tutte le esigenze interne di latte, così come la coltivazione delle patate.
Insomma da quel che si legge non si comprende, come mai ci sia questo bisogno di caccia per sussistenza delle balene pilota. Questa motivazione, che poteva essere valida secoli fa, sicuramente oggi appare alquanto anacronistica, considerando che i faeroesi godono oggi di elevati standard di vita e che occorre molta fantasia per immaginare che per illuminare le loro case usino le lampade alimentate con olio di balena.
Lascio a voi trarre le conclusioni.
martedì 27 luglio 2010
Nuovo avvistamento della Foca Monaca
E’ sempre molto bello sentire questi racconti; un po’ di tempo fa vi avevo raccontato dell’avvistamento delle foca monaca all’Isola del Giglio.
Speriamo che ce ne siano sempre di più.
Ciao
Filo
PS: per tutto l’articolo, clicca qui
domenica 18 luglio 2010
Champagne più antico nel mondo? Trovato in fondo al mare
Nel Mar Baltico, una squadra di sommozzatori sta effettuando ricerche nel mar Baltico al largo delle isole Åland quando il 6 luglio scopre un relitto di una nave sconosciuta: sui resti non ci sono indicazioni per risalire al nome dell'imbarcazione. La visibilità sul fondo a 55 metri di profondità è bassissima: «Meno di un metro, non si vedeva niente. Allora ho trovato una bottiglia e l'ho portata in superficie, sperando che ci potesse dare un'indicazione», ha raccontato Christian Ekström, a capo della squadra di subacquei. «Sul tappo c'era il simbolo di un'ancora e, dopo alcune ricerche, la Moët & Chandon ci ha detto che un tempo la Veuve Clicquot usava questo simbolo per i suoi prodotti ed era l'unica marca di Champagne a utilizzarlo. Allora abbiamo chiamato un'enologa per vedere se era ancora bevibile. Non solo lo era, ma la conservazione perfetta (assenza di luce, temperature basse e costanti sul fondo del mare) gli ha permesso di mantenere tutte le sue caratteristiche». I sub: «Ne abbiamo bevuta una: fantastica!». Forse era un dono di Luigi XVI allo zar Pietro il Grande.
Articolo tratto da corriere.it, lo potete trovare qui
domenica 11 luglio 2010
Tentata "evasione" in Giappone
Ha provato a scappare dall'Okinawa Churaumi Aquarium, in Giappone, durante lo show al quale partecipava ormai da sei anni: davanti allo stupore di pubblico e istruttori il delfino Kuru ha superato il bordo della piscina nella quale si esibiva per poi cadere sul pavimento. Solo qualche escoriazione per il cetaceo ma molte polemiche sulle ragioni della sua fuga. Secondo Hideshi Teruya, responsabile dei delfini nel parco acquatico, Kuru sarebbe finito fuori dalla piscina per un salto accidentale ma alcuni esperti americani, che hanno analizzato il video realizzato da uno spettatore, affermano che il suo era un tentativo di fuggire dalla disperazione della cattività.
Articolo e foto, qui.
sabato 26 giugno 2010
La Grecia all'ultima spiaggia: isole in vendita
Chiusa spiaggia in Florida
giovedì 24 giugno 2010
Non c'è accordo sulla caccia alle balene
“La proposta che era sul tavolo è morta”, ha annunciato il commissario tedesco Gert Lindemann. Le delegazioni dei 74 paesi presenti (su 88) avevano cominciato i lavori e avevano tempo fino al 25 giugno per trovare un accordo per tornare a legalizzare la caccia alla balena, praticata – nonostante la moratoria imposta nel 1986 sulla caccia commerciale – da Norvegia, Islanda e Giappone, che la definiscono “caccia scientifica”.
Articolo tratto da Internazionale.
sabato 19 giugno 2010
I Caraibi a casa nostra
Un bel semaforo in mezzo al Mare
mercoledì 16 giugno 2010
Lotta contro la pesca abusiva a Giannutri
Un primo tramaglio lungo 200 metri è stato localizzato e quindi recuperato nella zona dei Grottoni, una delle più affascinanti di tutta l'isola. Un secondo tramaglio lungo 100 metri è stato individuato in prossimità di Capel Rosso alla profondità di 50 metri, un terzo spezzone sempre a 50 metri di profondità a Cala Brigantina e un quarto tramaglio a 30 metri di profondità nei pressi di punta San Francesco.
Tutte zone che sono state scandagliate dagli uomini della polizia e del corpo forestale, che con i loro mezzi hanno prima individuato e poi rimosso i tramagli che giacevano sul fondale dell'isola.
Da rimuovere, c'erano anche gli spezzoni di palamiti stesi come una ragnatela erano stati sistemati infatti sulle pareti della zona "1" dell'isola presso Punta San Francesco e presso Cala dello Scoglio.
Il 3 giugno invece è stato recuperato il tramaglio dei Grottoni. La rete è stata rimossa dalla parete, imbracata e sollevata dal fondo per mezzo di un pallone da sollevamento.
lunedì 14 giugno 2010
Marea Nera: un sub racconta.
Per i primi dieci metri non esiste vita. E nei successivi, è come una soluzione chimica. I pennacchi si trovano a venti metri, a quaranta metri, e a una distanza di oltre 200 km dal punto di fuoriuscita.
Nuovo Guinness!
lunedì 7 giugno 2010
Se la Marea Nera fosse in Italia...
Di seguito un'immagine terrificante di quello che sarebbe accaduto se la perdita fosse stata a Cagliari.
Se volete vedere la vostra città, cliccate qui
Agghiacciante!
PS: ringrazio Gianmarco per la segnalazione.
domenica 30 maggio 2010
Il catalogo di Alpitour diventa 100% Diving
sabato 29 maggio 2010
Un sottomarino visitabile
martedì 25 maggio 2010
Alla scoperta del Titanic
La canadese Great Canadian Adventure Company è tra le agenzie che offrono la possibilità di un'immersione in sommergibile fino al ponte della nave. Undici giorni di viaggio a bordo della nave da ricerca russa Akademik, che dall'isola di St. Pierre et Miguelon porta i visitatori sopra il punto dell'affondamento. E lì inizia l'avventura. Su piccoli sommergibili che accomodano solo 3 passeggeri alla volta si scende fino al relitto. Un'immersione di molte ore, navigando fra quel che resta dell'imponente nave ormai abitata solo da pesci, piante e animali marini, ma che conserva la poesia di una città fantasma. Unico neo, il prezzo: 54mila dollari (oltre 40mila euro), che comprendono però spostamenti, foto, video e, ovviamente le immersioni, con la guida degli stessi tecnici che hanno partecipato agli studi preparatori del celebre film di Cameron.
Di seguito il ponte del Titanic
Art. tratto da repubblica.it
Le 10 specie più strane del Mondo
Le specie vengono votate da una giuria di esperti coordinati dall'International Institute for Species Exploration.
La lista contiene piante e animali dai quattro angoli del mondo, dal Madagascar agli Usa. Si va dal 'verme bombardiere' (Swima bombiviridis) al pesce dracula (Danionella dracula), dal Nephila komaci, il più grande ragno tessitore del mondo ad una spugna carnivora, fino ad arrivare ad un altro pesce in grado di infliggere scariche elettriche.
Di seguito il Fanged Fish. Nome scientifico: Danionella dracula. Nome comune: Dracula minnow
lunedì 24 maggio 2010
Le meraviglie del Mare
Cristoforo Colombo, 1492
venerdì 21 maggio 2010
Nuove Aree Marine Protette
Di seguito un riassunto delle prossime istituzioni:
Cosa fare dei pirati catturati?
giovedì 20 maggio 2010
Le 30 spiagge più belle del Mediterraneo
Ci sono spiagge in Francia, Spagna, Grecia e Turchia; in Italia sono segnalate la spiaggia de Le Caldane, Isola del Giglio, Porto Pollo a Palau o Phi Beach a Baja Sardinia. Queste spiagge sono l’ideale per chi cerca divertimento, vip, tecnologia a portata di mano o feste in spiaggia.
Per chi preferisce essere “solo” in spiaggia anche ad Agosto, Panorama segnala Costa Verde a Medio Campidano (Sardegna), Cala Erbaju in Corsica oppure le Maldive del Salento in Puglia
martedì 18 maggio 2010
Un mare senza pesci.....
Per evitare il disastro bisogna eliminare i sussidi all’industria della pesca e garantire delle aree di tutela. Il crollo delle riserve ittiche - già al 70 per cento del potenziale - non è solo un problema ambientale: un miliardo di persone fa affidamento sul pesce per approvvigionarsi di proteine.
Nel mondo ci sono 35 milioni di pescatori su 20 milioni di barche e la pesca dà lavoro a 170 milioni di persone, in modo diretto o indiretto.
Articolo tratto da lastampa.it
sabato 15 maggio 2010
Tonno in trappola
venerdì 14 maggio 2010
La marea nera miete le prime vittime
Almeno sei delfini morti sono stati ritrovati in questi giorni sulle coste della Louisiana, del Mississippi e dell’Alabama. Secondo la Cbs online, a prima vista sulle carcasse dei mammiferi marini non c’erano tracce di greggio ma saranno le analisi, attualmente in corso, a stabilirlo con certezza. Sulle spiagge del Mississippi una cinquantina di tartarughe morte erano state trovate nei giorni scorsi, un numero anormalmente elevato. Ma secondo le analisi non ci sarebbe un nesso diretto con la marea nera provocata dallo scoppio della piattaforma della Bp Deepwater Horizon il 20 aprile, provocando la morte di 11 operai. (ANSA)
Mah!
giovedì 13 maggio 2010
Ritrovato un "mostro" degli abissi in Svezia
Nel fine settimana un escursionista ha trovato per caso il pesce, oramai morto, trascinato a riva dalla corrente sulla spiaggia del villaggio Bovallstrand, tra Göteborg e il confine norvegese. Eccone una foto tratta da Internet:
La balena grigia arriva in Israele
La balena grigia segnalata al largo di Israele, se arriva dal Nord Atlantico, è una rarità assoluta. Spiega Aviad Scheinin, dell’«Israel Marine Mammal Research and Assistance Center»: «Si tratta di un esemplare adulto di dodici metri che pesa circa venti tonnellate: una splendida eccezione». Si suppone abbia raggiunto l’Atlantico attraverso il Passaggio a Nord-Ovest, il celebre corridoio di mare artico che collega il Pacifico e l’Atlantico, normalmente coperto di ghiacci. «Quell’animale - ha detto Sheinin - per via dello sciogliersi dei ghiacci dell'Artico è riuscito a entrare in un corridoio che dallo stretto di Bering l’ha condotto al passaggio».
L’ennesimo segnale dei cambiamenti climatici!
Articolo tratto da lastampa.it
martedì 11 maggio 2010
La Costa Verde: un paradiso in Sardegna
lunedì 10 maggio 2010
Il Mare Custodisce
Ecco i ricercatori:
venerdì 7 maggio 2010
Vuoi un'isola? Oggi puoi comprarla
Fartiad Vladi è il più grande broker di isole del mondo. La sua agenzia, la Vladi Private Islands, da trentacinque anni vende e affitta isole in tutto il mondo. Attraverso il sito della società, si può consultare il catalogo di oltre 12.000 isole, ognuna fornita di un file con mappe topografiche, carte marine, foto aeree e caratteristiche naturali dei luoghi. Ne esistono di tutti i prezzi: dai 56mila dollari (40mila euro) della Whispering Trees Island, nel lago di Wentworth in Nuova Scozia, ai 48,5 milioni di euro di Emerald Cay, nell’arcipelago di Turks & Caicos (Caraibi).
Anche in Italia, per esempio, una persona potrebbe comprare un'isola.
L'Isola di Budelli è in vendita per 4.5 milioni € oppure l'Isola di Serpentara che per la terza volta consecutiva, è andata deserta l’asta per la sua vendita. Nonostante i 600mila euro di base d’asta, i vincoli di non edificabilità la rendono poco appetibile sul mercato.
Meno male che sognare non costa nulla.
Tutto l'articolo, veramente divertente su: http://vocearancio.ingdirect.it/?p=36476
mercoledì 5 maggio 2010
Avvistamenti in Sardegna
stamattina su FB vedo che un mio amico pubblica una notizia con un video molto bello.
A marzo, in Sardegna, nel golfo di Orosei, sono stati avvistati balene e squali elefante.
Guardate che bello:
martedì 4 maggio 2010
The best job in the world
Praticamente a Maggio dell'anno scorso un tipo inglese di nome Ben Southall risponde ad un annuncio e vince un corcorso per il quale viene assunto a fare il custode dell'isola di Hamilton, nel Queensland.
E' partito con la fidanzata canadese e, appena arrivati in australia vengono portati nella loro nuova casa.
Inutile dirvi che spettacolo!
Di seguito il link al sito con blog ufficiale
http://islandreefjob.com.au/
Che dire?
Oggi a Milano piove, per cui beato lui!