venerdì 21 maggio 2010

Cosa fare dei pirati catturati?

I comandanti pirati dell’epoca d’oro della Filibusta, quelli che innalzavano il vessillo nero con il teschio e due tibie (e sue declinazioni: il Jolly Roger più temuto era quello rosso, perché segnalava che non sarebbero stati fatti prigionieri), gareggiavano in ferocia: erano consuete le percosse, la tortura, il massacro e l’omicidio a danno delle loro vittime.
L’Olonnaise, tanto per dire, strappava la lingua dei suoi prigionieri.

Ma anche i «buoni» - spagnoli, francesi, inglesi - non andavano tanto per il sottile: se non uccisi negli scontri, e non gettati o abbandonati in mare, i filibustieri venivano sottoposti a processi farsa che si risolvevano nell’inferno delle carceri galleggianti e/o nella forca.


Pochi giorni fa Aldar Akhmerov, il capitano della nave anti-sommergibile russa «Maresciallo Shaposhnikov», ha abbandonato su una zattera dieci predoni somali che si erano arresi dopo aver cercato di assaltare la petroliera «Università di Mosca».


Con scarsi viveri e senza strumenti di navigazione, non hanno più raggiunto la riva. «Non avevamo l’ordine di ucciderli, ma solo di liberare la petroliera. Ecco perché li abbiamo lasciati andare», si è giustificato l’ufficiale.
Articolo e foto da lastampa.it

1 commento:

Anonimo ha detto...

figo!